Il Tau e San Francesco

Il Tau era l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e rappresentava il compimento dell’intera parola rivelata di Dio. La forma del Tau è stata, nel tempo,  soggetta a modifiche e al proliferare di ulteriori versioni: la famosa “T” cioè la “Croce” giunta fino ad oggi è dovuta ai primi traduttori cristiani in lingua greca dell’Antico Testamento.

Il Tau venne adoperato con valore simbolico sin dall’Antico Testamento dal Profeta Ezechiele:

Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono… (Ezechiele 9,4)

così come confermerà il Libro dell’Apocalisse di San Giovanni:

Poi vidi un altro angelo che saliva dal sol levante, il quale aveva il sigillo del Dio vivente; e gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso di danneggiare la terra e il mare, dicendo: «Non danneggiate la terra, né il mare, né gli alberi, finché non abbiamo segnato sulla fronte, con il sigillo, i servi del nostro Dio». (Apocalisse 7, 2-3)

È il riflesso della nostra vita interiore, del Vangelo, del Battesimo e sigillo esteriore dello Spirito Santo ricevuto, come espresso da San Paolo:

In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso. (Efesini 1,13)

Per i cristiani il Tau cominciò a rappresentare la croce di Cristo come compimento delle antiche scritture.

San Francesco conobbe questo simbolo frequentando la comunità religiosa di S. Antonio Eremita, la quale nei pressi di Assisi si occupava dei lebbrosi. Il Tau era ‘utilizzato’ quasi come un talismano contro il contagio della lebbra.

Adottò lui stesso questo simbolo come legame con il comandamento dell’amore nei confronti degli stessi lebbrosi, nei quali il santo vedeva Gesù. Ricevette una sorta di ‘conferma’ dallo stesso Papa che aveva approvato il suo Ordine; durante il Concilio Laterano IV, Innocenzo III, rifacendosi ad Ezechiele di cui sopra, si espresse così:

Siamo chiamati a riformare le nostre vite, a stare alla presenza di DIO come popolo giusto. Dio ci riconoscerà dal segno Tau impresso sulle nostre fronti.

Di testimonianze sul rapporto tra il santo di Assisi e il Tau ve ne sono numerose. Le Fonti Francescane riferiscono che San Francesco, in ogni suo scritto, si firmava con questo simbolo. Tommaso da Celano aggiunge che il segno del Tau era diventato per San Francesco ciò che era stato il sangue dell’agnello per gli ebrei: tanto vero che nel restauro della cappella di Santa Maddalena a Fonte Colombo (Rieti) fu rinvenuto un Tau rosso dipinto accanto ad una finestra attribuito proprio a San Francesco.

San Bonaventura affermerà dopo la morte del santo:

Egli ebbe dal cielo la missione di chiamare gli uomini a piangere, a lamentarsi… e di imprimere il Tau sulla fronte di coloro che gemono e piangono.

Con le braccia aperte, Francesco spesso diceva ai suoi frati che il loro abito religioso aveva lo stesso aspetto del TAU.

Dunque col tempo il Tau ha assunto vari significati aggiungendone di nuovi senza esautorare quelli antichi. I francescani di oggi, laici o consacrati, ‘portano’ il Tau come simbolo esteriore di appartenenza alla famiglia di San Francesco; ma non solo.

Per loro è il segno di un impegno di vita (fedeltà), di un impegno quotidiano (carità), è il memoriale della vittoria di Cristo (croce), è la confessione pubblica della propria fede in Cristo.